Ieri, dopo una lunga consultazione a tre, lei, il nostro amico giallo ed io, si è deciso di arrivare a passo Selle. Partiamo la mattina di buon ora sapendo della lunga salita che ci attende. Gli altri prendevano la seggiovia per accorciare il percorso, noi invece non abbiamo barato e siamo partiti a piedi. Dopo qualche curva ecco darci la “buona strada” un mulo.
Mentre si sale lungo il sentiero ci fanno compagnia i fischi delle marmotte. Un po’ impaurito il nostro amico giallo mi chiede di rimanere nascosto nella tasca dello zaino. La salita è stata molto lunga e impegnativa, ma la fatica è stata ripagata dal paesaggio e dalle marmotte che facevano capolino dalle tane.
(Il sentiero e su in alto potete scorgere il rifugio Passo Selle)
Siamo arrivati al passo, quota 2.528 m. Il passo era poi un avamposto austriaco durante la Prima Guerra Mondiale. Oltre al rifugio Passo Selle che domina due vallate, ci sono i resti delle trincee. Da quassù i soldati austriaci controllavano i movimenti delle truppe italiane che stavano poco sotto o sulla montagna opposta.
Chi è più allenato, può provare l’Alta Via Bepi Zac. Lì tra ferrate e passaggi sulle creste dei monti si possono visitare le trincee e le stanze (con arredamenti originali) dei soldati austriaci. Noi, che non siamo allenati, abbiamo scelto di sostare un po’ quassù al rifugio e reintegrare i sali perduti con una ottima weissbier!
Il piccoletto ha voluto anche qualche foto nella trincea. O meglio, sul sacchetto della trincea.
Poi ne ha voluta un’altra sulla balaustra della terrazza del rifugio con la valle alle spalle.
Nuvole minacciose si stavano accumulando lungo la cresta delle montagne, abbiamo deciso di scendere giù a valle per non farci sorprendere dalla pioggia. A metà strada, troviamo rifugio presso la baita Paradiso. Qui dopo un piatto caldo e un bicchiere di grappa, riprendiamo il cammino verso casa dopo che l’acqua ha smesso di cadere.