Natale e dintorni.

Siamo arrivati al Natale di un anno difficile. Lo avevamo iniziato con tante aspettative, poi un esserino microscopico ha sconvolto le nostre vite. Insomma pensavamo di averle viste tutte, ma una pandemia proprio mancava all’elenco delle cose da fare nella nostra vita. Siamo diventati epidemiologi e dottori e scienziati e ricercatori. Le mascherine sono diventate parte essenziale del nostro corpo. Nei mesi scorsi abbiamo conosciuto una nuova parola: lockdown. Intraducibile in italiano. Speriamo di toglierla presto dal nostro vocabolario.
Col passare dei mesi e dei contagi e, purtroppo, dei morti siamo stati catapultati in questo Natale diverso.

Natale di divieti e di video chiamate. Autocertificazione in tasca, calcolatrice per fare i conti esatti di quanti stare a tavola, tavola preparata col metro da sarta per contare i centimetri tra un piatto e l’altro. Questo virus ci ha tolto tutto.

Proprio da questo Natale deve partire la rinascita. Il mio augurio è: rinasciamo e scacciamo le paure, le angosce che ci sono intorno. Possiate ritrovare quella intima serenità e quella voglia di donare un pezzettino del vostro tempo al prossimo. Ecco cosa ci ha insegnato questo virus: senza comunione con il vicino non si va da nessuna parte.

Buon Natale a tutti noi, nonostante tutto.

la solita calma confusione

Immagine

 

Primo articolo del 2014, anno nuovo stessa confusione. Credo che sia un elemento, la confusione, determinante della vita di ognuno di noi. Senza di essa il mondo non andrebbe avanti. Confusione che poi altro non sarebbe che l’entropia di fisica memoria. Viviamo in un sistema entropico dove ognuno di noi ha la sua confusione e si scontra con le altre confusioni. Cerco di fermarmi, delle volte, e capire come mai alcuni di noi vivono in modo diverso la propria confusione. Così quando sono incolonnato nel traffico cittadino pendolare penso sempre a quelle persone che rifiutano tutto questo, il sistema produci-consuma-crepa. Delle volte le trovi sulle panchine dei parchi dove trascorrono intere giornate alla faccia di tutti noi. Leggono giornali vecchi di qualche giorno per stare, almeno un pò, al passo coi tempi e poi lo conservano per riutilizzarlo come maglione. 

O passeggiano senza meta con il loro amico immaginario a fargli da compagnia, non dissimili da chi parla con l’auricolare e il telefono, schivati da tutti quelli che non vogliono entrare a contatto con le loro confusioni.

Allora mi domando sempre, in fin dei conti sono sempre sistemi di riferimento a cui facciamo i paragoni, e mi chiedo: ma se il nostro sistema di riferimento fosse sbagliato e non ce ne siamo accorti? 

 

Buon Natale 2013

Image

Buon Natale a noi, alle nostre famiglie, ai nostri cari amici. Un pensiero va a chi questo Natale lo passerà in maniera diversa reclamando la dignità per un posto di lavoro, buon Natale a chi lotta; buon Natale a chi è in ospedale e lo passerà in quella famiglia (infermieri,dottori, compagni di letto se ancora ne è rimasto uno); buon Natale a chi lavora,quindi, a chi in questa giornata nonostante tutto, si è svegliato come in un giorno qualsiasi ed è andato ad alzare un po’ questo PIL; buon Natale ai poveri e agli immigrati, fasce deboli che pagano il prezzo più alto, ma almeno per oggi si sentono un po’ meno soli; buon Natale a chi ha già terminato il cammino su questa terra la loro mancanza si sente ma in questi giorni sono a fianco a noi solo che non ce ne accorgiamo presi dal frastuono laico che questa festa porta. Un buon Natale agli anziani che questa società sta cercando di nascondere non capendo la loro importanza.

Un abbraccio a tutti con la speranza di essere il cambiamento che vogliamo nel mondo.
Prosit!

Così non va

Image

 

Ultimamente ho trascurato il blog. Ultimamente per modo di dire. Ho molto da dire, ops, scrivere dopo tutto quello che è successo in questa pausa. Riprendendo oggi con dei pensieri che mi passano per la testa, pensieri che sono esperienze vissute in prima persona, esperienze che lasciano il segno e fanno crescere e fanno capire come va e come sta andando la nostra società.

Vengo al dunque. Mi sto accorgendo (era ora penserete voi) che questa Nazione non cambierà mai. Non c’è voglia di cambiare. Non c’è voglia di migliorarsi. C’è voglia solo di perpetuare le consuetudini che ci hanno portato dove ci troviamo. La mia generazione ha molte colpe. Tante. La mia generazione è stata a guardare senza dire niente. La mia generazione pensava di fare la rivoluzione ma poi è rimasta nelle retrovie a guardare lo sfascio. La mia generazione è correa. 

Non abbiamo avuto quello scatto morale, chiamiamolo scatto o forse sarebbe più giusto chiamarlo riscatto, per portare fuori dal guado la nostra società. Ma ora siamo fermi, immobili. A guardare e a sperare che ci sia qualcuno che ci dia un segnale per fare quello che noi non abbiamo fatto. Un po’ per lavarci dai misfatti compiuti o taciuti, un po’ per risalire dall’acqua della palude che ci sta affogando. 

La rivoluzione, per la mia generazione, non è una cosa seria (almeno per ora).

Il periodo più bello

Immagine

 

Inizia, almeno per la Capitale, il periodo secondo me più bello. Strade vuote. Poco traffico. Pochi negozi aperti e molti turisti in giro. Se volete scoprire o riscoprire Roma la settimana ferragostana è la migliore. Scoprirete la vera essenza di questa città cresciuta troppo in fretta che si crede metropoli ma è solo un insieme di paesi. Venite signori, venite a vedere prima che sia troppo tardi o prima che il cemento modifichi irrimediabilmente quel che rimane del verde nella città e del verde dell’agro romano. 

Le XXX olimpiadi sono al termine, il caldo ci sta soffocando, ma una passeggiata notturna per le strade del centro di Roma non ha paragone. 

Buone vacanze, buona permanenza.