Bohemian Rapsody (riflessioni semi serie)

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Lo scorso lunedì, dopo una lunga assenza nelle sale,  sono andato a vedere il film Bohemian Rapsody. Fermi non è una recensione, voglio solo raccontarvi quello che penso dopo averlo visto.

Sono un grande appassionato, quasi tendente al fan, dei Queen. Così tanto appassionato che dopo la dipartita del cantante per me è stato molto difficile continuare ad ascoltare i loro LP. Li ho conosciuti in un negozio di dischi del mio quartiere. Era il 1989 quando riuscii ad acquistare la cassetta dell’album The Miracle. La loro musica mi entrò subito nel cuore e nella testa. Da lì iniziò un innamoramento del quartetto inglese. Il mio walkman era solo per loro. Un anno, per il mio compleanno, i miei amici mi regalarono il VHS del concerto Live at Wembley e li costrinsi a guardarlo con me. Poi col tempo ero riuscito a reperire tutta la loro discografia. Ma nel novembre 1991 tutto crollò. Da lì in poi iniziò un lento oblio, come a volerli conservare dentro di me. E’ accaduto anche con un altro gruppo: i Nirvana, ma ne scriverò in un altro articolo.

Dicevo, lunedì sono andato a vedere il film un po’ per curiosità, un po’ per rivedere un vecchio amore e così è stato. Insomma rivedere, e risentire quelle note, è stato come incontrare un amore passato, una passione sopita. Non è un documentario sulla band, è un film e quindi una storia romanzata, ci sono delle imprecisioni, certo, ma chi se ne frega. La storia tiene, la musica, e che musica, la fa da protagonista. Insomma mentre lo guardavo ripensavo ai giorni passati in loro compagnia, a vedere come Freddie si muoveva sul palco, i suoi abiti e tutta la band e la folla che saltava e cantava. E qui arrivano le considerazioni del nuovo innamoramento.

La prima: peccato non aver partecipato ai loro concerti. Chissà se fosse stato ancora vivo avrei fatto di tutto per assistere ad un loro spettacolo. Peccato che sia morto troppo presto. Se fosse ancora vivo, i suoi baffi tendenti al bianco, la sua voce…

La seconda: ma quando ricapitano gruppi così? . Non si vedono all’orizzonte musicisti e cantanti e gruppi capaci di trasmettere quello che trasmettevano loro e con loro i gruppi “anziani” della musica poprock.
Devo dare ragione a Gino Castaldo che giorni fa scriveva un articolo molto interessante sull’argomento “musica pop rock”

La terza: la forma liquida che la musica, ma non solo, ha intrapreso, la sta trasformando. Digital store, programmi di streamig audio, Mp3, Flac e via discorrendo hanno cambiato in modo indelebile la sua fruizione. Se tornate un po’ indietro col testo riuscite a trovare dei termini che alcuni di noi, intendo della popolazione mondiale, nemmeno conoscono. VHS, musicassetta, walkman sono cose del secolo scorso però era un altro modo di sentire, e non di ascoltare, musica.
Insomma la tecnologia è andata avanti, ma se vogliamo sentire davvero la musica dobbiamo affidarci al buon vecchio vinile. Non agli Mp3, AAC e altri algoritmi informatici.

Concludendo, andate a vedere il film se siete nati sul finire del secolo scorso. Fatelo vedere ai vostri figli, non solo per la storia che il film racconta (altro che talent!), ma soprattutto per fargli sentire della buona musica. Quando tornate a casa andate subito su Youtube e fategli vedere la performance del Live Aid. Le loro orecchie vi ringrazieranno.

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