Oggi primo giorno di avventura per il nostro inseparabile compagno di viaggio. E’ voluto venire con noi a tutti i costi. Lo avevamo avvertito.
Oggi prima sgambatina di riscaldamento per i suoi muscoli. Sveglia nella norma, colazione nutriente, yogurt con frutta, caffè, acqua e frutta secca.
Pronti per la tappa odierna siamo andati a prendere il bus, vogliamo ridurre il nostro impatto sull’ambiente. Anche il nostro compagno la pensa così. Ha voluto farsi fare una foto in attesa del bus.
Vanitoso. Lui lo sa. Ma è molto contento di farsi portare in giro dal sottoscritto. Una volta preso il bus, siamo scesi ad Ortisei per dirigerci alla funicolare. Sorvoliamo sul prezzo del biglietto di sola andata è meglio, ma per fortuna abbiamo deciso di scendere a piedi al ritorno.
Arrivati in cima in soli 8 minuti (ah questa mania di velocità è noiosa). Iniziamo la leggera passeggiata. Arriviamo in cima, 2281m segna la cartina. Noi un po’ affaticati, è il primo giorno diamine. Lui molto tranquillo. Eccitato.
Scendiamo dalla cima e puntiamo verso il rifugio Utia de Resciesa (qui il link ) per il pranzo. Era eccitatissimo e ha voluto farsi una foto per ricordare dove è arrivato. Nessuno della sua specie, prima di lui, si è spinto così in alto.
Dopo il pranzo ci siamo subito messi in cammino per la discesa. Le previsioni meteo davano pioggia per le 15:30 (ricordatevi questo orario).
Il segna sentiero ci dice che per scendere impiegheremo ca 1h e 40′ . Inizia la strada. Una bella discesa, le gambe dopo ca 40′ minuti chiedevano pietà. Via di montagna, percorribile anche col fuori strada. Incrociamo in due punti la funivia che avevamo preso la mattina. Ad un tratto, il segnavia ci dice di girare per rispettare la tabella di marcia. Altrimenti potevamo continuare allungando di un’altra ora il cammino. Le gambe, le ginocchia e la testa ci hanno fatto svoltare a destra per il sentiero in mezzo al bosco. Dapprima allietati dall’ombra e dal profumo dei cirmoli (il pino cembro), la svolta si presentava ancora più ripida di quella che avevamo lasciato (il detto chi lascia la strada vecchia per quella nuova è vero!!!). In pratica appariva come una un misto tra strada romana e letto di torrente asciutto. Sassi, ciottoli, disposti ordinatamente da mano umana. Insomma altra dura prova per le nostre articolazioni. Quelle del compagno di viaggio stavano rilassate nello zaino sulle mie spalle.
Finita la tortura, per le ginocchia intendo, siamo arrivati al punto di partenza. Ad Ortisei, alla stazione dei bus. Il nostro partirà alle 15:35. Abbiamo una mezz’ora buona per riposarci un po’ e bere dell’acqua.
Ci avviciniamo alla stazione dei bus. L’orologio segna le 15:28. Il bus c’è. Apre la porta anteriore per far salire ordinatamente i viaggiatori e per controllare che passassero il biglietto nella timbratrice ( obliteratrice sarebbe più corretto, ma siamo in pochi a ricordarlo). Noi in fila semi ordinata in attesa di salire. Alle 15:30 ecco che arriva la perturbazione meteo annunciata dalla mia app (vi avevo detto di ricordarvelo). Insomma nei tre minuti di attesa per salire ci siamo inzuppati come se non ci fosse un domani. Ma la cosa più comica è che capitava a noi lavoratori nel trasporto pubblico. Quasi una vendetta dei passeggeri romani.
Saliti e tornati alla base, dopo una doccia calda per toglierci di dosso l’umidità della pioggia, ci siamo tuffati in piscina con idromassaggio. Il meritato ristoro per i camminatori. Ah il nostro amico è rimasto in camera a dormire. Era molto stanco.