Ultimamente sono impegnato in personali divagazioni sulla realtà, meglio sulle realtà, che vivo ogni giorno. Sarebbe meglio chiamarli ambienti, però rende meglio, per quest’articolo, chiamarle realtà. Nella realtà lavorativa mi sento un po’ fuori posto. Mi spiego meglio. Forse è in atto nel mio inconscio quella che chiamo noia da catena di montaggio. Non che il mio lavoro sia diverso dalla catena, però è per far capire bene cosa provo. Si insomma, sono 11 anni che lavoro nello stesso posto; ho un noioso posso fisso ,come ha detto il premier montanaro che ci sta togliendo la nostra libertà ogni giorno, non che abbia iniziato lui per carità, è una privazione giornaliera che viene da lontano. Tornando alla noia del posto fisso, quando ho sentito il montanaro dire così ho pensato: “Hai ragione Monti! Voglio poter cambiare lavoro!”, ma ahimè almeno in Italia il mercato lavorativo è come una mummia. Immobile. Sempre che le mummie non si risveglino poi son dolori.
E quindi mi (ri)trovo ad annoiarmi al mio noioso posto fisso, anche se mi muovo parecchio. Battuta penosa per chi conosce il lavoro che faccio.
E questo è un pensiero molto confuso. Altro pensiero confuso è che sto scoprendo che mi sento antimoderno. Come al solito spiego meglio. Mi sento antimoderno non nel senso che sono contro le nuove tecnologie, anzi, altrimenti non scriverei qui, non avrei dieci indirizzi di posta and so on. Mi sento antimoderno perché non mi riconosco più in questa società che abbiamo costruito.
Non c’è più solidarietà tra le persone. Non c’è più quello spirito di collaborazione. Nella realtà cittadina così come nella realtà lavorativa. Ormai siamo tutti proiettati a dubitare del prossimo. Dubitiamo di tutti. Ma allora, mi domando, stiamo facendo le scelte giuste sui “mattoni societari” che stiamo costruendo? Non lo so. Penso che noi umanoidi siamo una razza strana. Cerchiamo il prossimo, siamo sociali, abbiamo bisogno di comunicare eppure c’è qualcosa che non va. Qualcosa che stride. Pensiamo a trenta anni fa ma anche di più, ai quaderni del fornaio dove si segnava la spesa e si pagava a fine mese da cosa sono stati sostituiti? Dalla carta di credito! Certo come strumento è comodo, ma ha reciso il rapporto fiduciario col negoziante. E di esempi ce ne sarebbero a bizzeffe.
Oggi, e concludo, parlavo con una persona anziana, si avvicina ai novanta, e lui, forse, mi ha illuminato. Nei nostri discorsi tra caffè e semafori e gocce di pioggia mi ha detto: ” Andrea, è inutile pensare a com’era. Dobbiamo andare avanti. Sempre!” E detto da una persona che si avvicina al secolo sono rimasto spiazzato. Spiazzato perché noto come le persone che, anagraficamente, sono più sagge, hanno ancora la voglia di mettersi in gioco, mentre noi, parlo della mia generazione, i nati dal 70 in poi, non abbiamo. Vogliamo tornare indietro, quando indietro è inutile.
Thank you ffor writing this